25 febbraio 2009

[QEV] I di Quaresima - Voce di donna

Come già successo l'anno scorso, approfitto del periodo quaresimale per avventurarmi in una breve serie di introspezioni dei personaggi della Scrittura.
La storia che ho scelto come filo conduttore è poco nota ai più, ma non per questo meno affascinante.

E' storia di un tempo e di un luogo, ma anche di sempre e di ovunque.
E' storia di un'esclamazione, ancor prima che di re, guerrieri e profeti.
Quell'esclamazione dice: "Miserere".

Ma - molto meglio di me - la saprà raccontare una:

Voce di donna

Bernardino Mei, Davide e Betsabea


Fu in quel preciso istante che lo percepii.
Mentre ancora una mano stringeva un lembo della veste di lino ormai smessa e le dita dei piedi già sondavano la frescura dell'acqua nel catino.
Uno sguardo, come un brivido ghiacciato lungo la schiena nella torrida canicola estiva.

Sguardi di uomo ne ho subiti tanti.
Nel giorno di mercato li sento posarsi gravemente sulle spalle scoperte, opprimermi il collo - la nuca se ho i capelli raccolti - e di lì in giù, lungo l'arco della schiena.

Perciò di quello sguardo mi colpì l'essenza eterea, come farfalla disegnata sulla pelle.

Feci appena in tempo a raccomandare a me stessa di non risalirlo fino al mittente, cosa assai sconveniente per una moglie in Israele, che mi trovai rivolta- ormai altra donna - verso le terrazze del palazzo reale.

"Non desiderare" è scritto nella Torah.
Che è scelta più radicale, mutilazione più profonda dell'opporsi al desiderio.
"Non desiderare" è sale sparso sulle rovine della città nemica, dopo averla rasa al suolo.

Questo è ciò che prescrive la nostra Legge, questa la Parola che il nostro Dio consegnò a Mosè e questa l'istituzione che oggi il Re Davide è chiamato a custodire.

Se non fosse che la fonte di quello sguardo sublime, di sfrontata baldanza, era proprio Davide, il figlio di Iesse....

Quoniam iniquitatem meam ego cognosco,
et peccatum meum contra me est semper.


[ Poichè conosco la mia mancanza,
il mio errore mi è sempre dinanzi ].

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